SUL COMPLOTTISMO

Le teorie cospirazioniste sono funzionali all’estrema destra e al campismo.
Di Robert Mertzig

Il complottismo

Il pensiero cospirazionista il quale postula che la Storia – con o senza la maiuscola – è determinata dall’azione segreta di un gruppo di uomini desiderosi di vedere la realizzazione di un progetto di dominazione, si è largamente diffuso a partire dalla fine del diciottesimo secolo.

È una forma moderna di Provvidenza secolarizzata, un discorso politico la cui la retorica vuole convincere attraverso metodi di deduzione apparentemente scientifici; si tratta di una narrazione coltivata dall’estrema destra, ma parimenti promossa da una certa sinistra, principalmente stalinista, che spiega anch’essa il corso delle cose attraverso complotti manichei in un globo diviso e governato da campi opposti e non invece determinato dalle contraddizioni socio-economiche e socio-politiche.

La reinvenzione degli dei

Complottismo significa spiegare precipuamente la storia umana come risultato di manipolazioni nascoste operate da gruppi d’individui potenti. È una falsa visione del corso del mondo, almeno dal punto di vista dei grandi pensatori critici che vanno da Marx a Bourdieu, dal Marxismo alla sociologia critica. Infatti queste teorie critiche mettono l’accento sulle strutture sociali (come la dinamica capitalista, i rapporti di classe, di genere, la dominazione culturale etc) le quali vincolano le azioni degli individui, anche di quelli più potenti. Secondo le teorie del complotto invece sono le intenzioni di alcuni individui che vengono presentate come onnipotenti.
Si vogliono qui criticare le teorie della cospirazione e non certo mettere in dubbio la reale esistenza nella storia dell’umanità di complotti, trame segrete, colpi di mano, servizi segreti, organizzazioni mafiose, omicidi su commissione etc. L’ipotesi però che questo tipo di azioni stiano primariamente alla base del determinismo di tutta l’evoluzione storica è una panzana manichea e retrograda che confonde cause sociali realmente esistenti con alcuni effetti collaterali.
Queste fantasie attribuiscono ad alcuni dominatori (visibili o nascosti) una capacità di calcolo, di previsione e di manipolazione del tutto smisurata. Come ricordava Bourdieu citando Marx, “ i dominatori sono dominati dalla loro dominazione”; la collusione d’interessi che li unisce e li sovrasta non ha bisogno per manifestarsi di passare attraverso riunioni segrete dove le loro azioni siano minutamente e collettivamente preparate e aggiustate.
Una teoria del complotto è un po’ come l’invenzione degli dei. Quando la realtà diventa troppo complessa per essere compresa si inventa un essere dal potere sovrannaturale che la renda più semplice da spiegare.
Alcune di queste elucubrazioni sono vecchie almeno di due secoli. L’idea del complotto è in effetti vecchia come la modernità e dopo la Rivoluzione Francese le stesse teorie vengono riscodellate, a malapena attualizzate. “In questa Rivoluzione Francese, tutto, fino ai misfatti più spaventosi, tutto è stato previsto, meditato, combinato, deliberato, stabilito; tutto è stato […] gestito da uomini che avevano da soli ordito i fili della cospirazione nelle società segrete e che hanno saputo scegliere e propiziare i momenti più adatti per il complotto”. Così si esprimeva nel 1798 l’abate Augustin de Barruel.

Un discorso ansiogeno che si sbarazza del reale

Nel momento in cui la crisi globale dei rapporti sociali ha scompaginato del tutto i punti di riferimento della società borghese capitalista, taluni, essendo portatori di una concezione della storia e della società manichea e provvidenzialista, non hanno saputo fare altro che imputarne la causa a fattori esterni, incapaci di comprenderne i fondamenti. Questa concezione suppone che il cittadino non sia mai suscettibile di essere spinto all’azione dal corso degli eventi: cosicché anche la rivoluzione o la guerra avvengono e si compiono senza nessuna azione della società, non essendo altro che il prodotto di una cospirazione. La forma di questo discorso si rivela totalmente religiosa, plasmata con ammonimenti profetici e retorica apocalittica: la minaccia è ontologica e la posta in gioco soteriologica. È dunque un terreno di coltura ideale per l’estrema destra e costituisce anche, in un modo o nell’altro, una parte sostanziale del loro corpus programmatico (complotto degli ebrei o dei frammassoni, o dei bolscevichi o, infine, dei musulmani…).
Tale concezione è ansiogena e semplifica il reale: ogni nemico viene assimilato a un altro, in un amalgama finalizzato a suggerire il carattere universale della macchinazione. A partire dagli anni sessanta del diciannovesimo secolo, questa narrazione ha minacciosamente guadagnato efficacia presentando la supposta coalizione dei massoni e degli ebrei come intrinsecamente cospirativa. In tutta la Storia pochi miti prima di esso hanno realizzato un impatto simbolico tanto forte.
Al giorno d’oggi, depurato di alcune tematiche, questo racconto ha incontrato una nuova popolarità, sostenuto dal vuoto ideologico e dall’individualismo retrogrado dominanti, e favorito dalla diffusione inusitata offerta ormai da internet; cosicché escono dal limbo della storia i saggi di Sion, gli Illuminati e i Superiori Sconosciuti, divulgando una lettura della storia e della società tragicamente semplicistica.
Il cospirazionismo è funzionale alla eliminazione delle verità irriducibili alla teoria. Vale a dire che è impermeabile alla contro-dimostrazione e prende in considerazione solo ciò che è a favore della presenza del complotto. Da questo punto di vista il complottismo è virtualmente inarrestabile. Per esempio l’esposizione della prova filologica che “I protocolli dei saggi di Sion” sono un apocrifo non tange gli zelanti sostenitori. L’argomento di costoro è che i “protocolli” possono essere materialmente falsi, ma sono autentici nello spirito.

Una struttura mitica della Storia

Il cospirazionismo si fonda stabilmente sulla costruzione di una struttura mitica della Storia. Infatti le teorie del complotto sono basate su una visione dello sviluppo storico secondo la quale il complotto è il motore della Storia e le azioni umane, quindi, non sono mai accidentali. Tutto ciò che avviene è percepito come l’effetto di azioni intenzionali. Tutto è previsto, tutto è stato calcolato da agenti più o meno coperti, e tutto obbedisce a un immenso piano occulto. E se tutto obbedisce a un destino programmato non serve a niente agire, perché non ci si può opporre a questo piano. Qui si ritrova, in altri termini, l’esproprio delle azioni umane a favore della trascendenza o comunque di un gruppo dominante.
È evidente che così si nega ogni efficacia o utilità al concetto di democrazia e alle sue articolazioni istituzionali e ancor di più si nega ogni attività di auto-organizzazione dei cittadini nel campo della resistenza sociale.

Identificare i segni del complotto

Alla fin fine il cospirazionismo si basa su una eccesso d’interpretazione dei fatti che vengono così percepiti come altrettanti segni. Per i teorici del complotto tutti i fatti sono dei segni che possono svelare il complotto stesso, sempre che uno arrivi a decrittarli “correttamente” e a non fermarsi alla loro apparenza. E allora tutto viene reinterpretato nel senso del complotto: una dichiarazione politica, un gesto, un simbolo (triangoli massonici, specchi etc) o anche semplicemente gli avvenimenti.
Nell’epoca delle atrocità profuse a piene mani dal capitalismo neoliberista mondializzato che ignorano ogni istanza democratica, travalicano ogni frontiera e sembrano impalpabili eppure inesorabili, non sorprende che qualcuno, oggi come ieri, si affanni a voler percepire il mondo solo attraverso una griglia cospirazionista, connessa in qualche modo con una visione “campista” (vedi dopo). Quello che è nuovo, invece, in un mondo dove i modi di comunicazione, le reti sociali, i media privatizzati e trash rendono indifferenziate tutte le narrazioni, è che le speculazioni complottiste incontrano sempre più successo fra coloro che sono pronti ad affidarsi ciecamente a credenze semplificatrici. In luogo della necessaria critica implacabile dei rapporti sociali, si afferma così una ideologia retrograda che dubita permanentemente delle realtà socioeconomiche. Le “teorie” complottiste non sono dunque in nessun modo teorie, ma sono un corpus ideologico adatto a occultare e non a rivelare.

I presunti complotti degli ebrei o dell’”Impero”

Prendiamo ad esempio Alain Soral, nazionalsocialista francese. Attraverso le sue analisi Soral assimila, con una modalità quasi mistica, la classe borghese con gli ebrei: un modo per riabilitare i “nostri” borghesi buoni e per propinarci, sotto una copertura anti-sistema, il suo antisemitismo viscerale. Per Soral la religione del capitale adora Israele e l’Impero, i suoi sacerdoti occulti sono gli Ebrei. L’impero avrebbe come obbiettivo finale la creazione del un “grande Israele” e la dominazione del mondo. La società sarebbe infiltrata dall’Impero che organizzerebbe in maniera cosciente e segreta la disgregazione del tessuto sociale. Soral vede ovunque il complotto ebreo, sostenuto dalla potenza occulta dell’Impero USA.

Il “campismo”

Il campismo che considera l’evoluzione del mondo essenzialmente come il risultato del confronto fra due o più campi geopolitici – confronto costituito da complotti da una parte e dall’altra – condivide con il cospirazionismo la negazione del carattere (sovra)determinante delle contraddizioni socio-economiche, dei rapporti e dei conflitti socio-politici, dell’azione masse e della lotta di classe sulla Storia.
In questo ambito, oggi, bisogna diffidare del termine “Impero”, adoperato sia da una certa sinistra – a volte neostalinista, ma non sempre – che dall’estrema destra, e anche da ideologhi fascisti alla Soral. L’uso del termine permette di occultare le contraddizioni e le lotte reali, privilegiando le spiegazioni cospirazioniste.
Finché si analizzano gli avvenimenti attuali (e anche quelli passati e storici) tralasciando metodicamente l’analisi dello sfruttamento dei salariati per il plusvalore e per l’accumulazione concorrenziale del profitto e l’analisi della strutturazione dominante dello Stato Borghese (degli Stati Borghesi), ognuno può trovare alla fine il suo “Impero del male” che di volta in volta può essere impersonato dagli USA, dagli stati islamici, dal presunto complotto giudeo internazionale, da Putin e così via.
C’è confusione semantica fra l’imperialismo come stato supremo del capitalismo e la versione semplificata, dunque falsa, del termine che designa la dominazione militare e armata. E quando si evoca l’aspetto economico e finanziario lo si fa sovente per denunciare un “impero” in particolare e non il funzionamento del capitalismo globalizzato nel suo insieme. Di fatto questa confusione, voluta o meno, si interseca spesso con le prese di posizione campiste (sostenere malgrado tutto la Siria di Assad contro gli USA, difendere Putin contro i complotti della NATO etc).
Esiste certo un imperialismo USA ancora dominante, seppure in declino, ma vi sono anche degli imperialismi europei, russo e perfino cinese. Il ruolo della vera sinistra non è quello di scegliere fra tutti questi regimi di classe, ma di combatterli singolarmente in ogni paese coinvolto, ma anche per mezzo di un coordinamento internazionale, da militanti internazionalisti/e.

Traduzione di Lillo Cannarozzo

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