IL RITORNO DEGLI ZOMBI

di Mike Davis

Credo di aver finalmente capito perché siamo così ossessionati dagli zombi.

Il sudario abbandonato, i fruscii nelle erbacce, le apparizioni nebbiose che sono state viste da Pocatello a Lake Wobegone, l’esercito fantasma di ammiratori … siamo stati avvertiti che stavano tornando, ma non abbiamo prestato la dovuta attenzione.

Alla vigilia di Halloween, la “nuova” Nixon Library ha lanciato una costosa campagna pubblicitaria sui quotidiani, invitandoci a “scoprire come l’eredità di Richard Nixon continua a plasmare il nostro mondo.” Secondo questi annunci, è stato lui l’eroe che ha “protetto l’ambiente […] abolito ogni separazione nelle scuole, ha conclusa la guerra del Vietnam.” “Compra il tuo biglietto ora,” ha sollecitato la Library.

Cosa che è stata fatta da quasi sessanta milioni di nostri concittadini. Alcuni hanno fatto la fila per decenni, il loro desiderio intatto nonostante gli anni di Reagan e Bush, in paziente attesa di una vendetta più fredda e crudele. Altri – poliziotti, soldati, vice presidi, i ragazzi frat [1] e i mariti tradizionali – desideroso di un Tallone di ferro vecchio stile capace di mettere in riga i non-bianchi e le donne.

Ma la tragedia è che molti, rifiutati e disprezzati da entrambe le elites, democratiche e repubblicane, sono semplicemente curiosi di sapere cosa c’è dentro il vaso di Pandora, o meglio, nella tomba di Nixon. Scopriranno infine, come i mitici “elmetti” [2] degli anni 1970, che il nazionalismo bianco non sarà il Viagra per le ciminiere, ma la dose finale di veleno per il cuore del paese .

Se il trumpismo vi sembra troppo improvvisato e rozzo per costruire un autentico avatar della coalizione nixoniana,  vi invitiamo vivamente a leggere le opere complete di Pat Buchanan. Per quaranta anni ha lotta per resuscitare Nixon – o meglio la propria idealizzazione dell’essenza di Nixon (senza Kissinger) – a portare in vita una candidatura presidenziale fondata sul nativismo, il nazionalismo economico, il neo-isolazionismo.

I suoi tentativi di ottenere la nomination repubblicana negli anni 90 hanno trovato un terreno fertile nel sud del Midwest razzista e antisemita, ma il suo fanatismo bigotto era troppo  radioattivo agli occhi dei neoconservatori che circondano la dinastia dei Bush.

Nella campagna del 2008 l’aspirazione di Buchanan per tornare a quel periodo d’oro quando era il speechwriter di Nixon, lavorando fianco a fianco con  Daniel Moynihan e Kevin Philips per trasformare gli inizi di uno scatto bianco in una “nuova maggioranza repubblicana”, sembrava solo un debole grido, proveniente dalla casa di reazionari in corso di invecchiamento. C’era qualcosa di ancor più incomprensibile – almeno per chi era sotto i 90 anni – nel fatto che Buchanan invocasse ad ogni momento “America First”: lo slogan del movimento isolazionista degli anni dal 1939 al 1941, quando i pacifisti e il socialista Norman Thomas si sono brevemente alleati con gli aderti ammiratori del regime nazista, come Charles Lindbergh.

Ma la narrazione arcaica prodotta da Buchanan, insieme al demoniaco Nixon che riporta l’oscurità, è diventato improvvisamente la sceneggiatura infestata dagli spettri del più grande sconvolgimento politico della storia americana. La questione non è se Trump si è tranquillamente formato seduto sulle ginocchia di Buchanan o se è spontaneamente sulla stessa lunghezza d’onda: la coincidenza di idee è straordinario.

“Cosa Trump ha provocato? ” si è chiesto Buchanan sul suo blog lunedi. “Trump non ha creato le forze che hanno portato la sua candidatura. Ma era in grado di riconoscerle e utilizzare; e ha scatenato un impeto nazionalista e populista che non sarà facile dissipare”. E l’establishment repubblicano? “La dinastia [Bush] è finita come i Romanov.”

E, secondo Buchanan, le regole tradizionali della democrazia sono altrettanto importanti. Egli ammette che per accedere alla nomina, e ora alla presidenza, Trump ha mentito, tenendo un discorso codificato, giocando brutalmente. “Perché? si chiede l’establishment inpanicata. Perché, dopo tutto, Trump è riuscito a mantenere i suoi sostenitori? Perché il popolo americano non reagisce come avrebbe fatto molto tempo fa? … Risposta: oggi viviamo in un paese diverso, un paese diviso in noi o loro. ”

I paesi in cui domina il regno logica del “noi o loro” sono ovviamente quelli che sono stati tradizionalmente il terreno di coltura del fascismo. Gli esperti di media hanno ingenuamente creduto che le idee e le proposte di Trump fossero incoerenti, non costituissero il quadro solido di una politica: non potessero avere più senso (e pericolo) del patois della Nixonland di Buchanan  La resistenza ha bisogno di leggere l’originale.

 

Nota personale: Ieri sera [3], la guerra è stata dichiarata contro le nostre figlie. Ne ho due. Casey (13), che non aveva pianto da quando era piccola, era inconsolabile e ha pianto lacrime amare. Roisin (29 anni) ha trascorso la serata a Manhattan, fuori l’edificio dove si teneva la festa di Trump, in compagnia di sparuti giornalisti irlandesi . Ha chiamato alle 2 del mattino, cercando di raccontare la scena che aveva assistito.

Déjà vu. La notte prima delle elezioni del 1972, una amica ed io è siamo riusciti  trascinarci davanti all’ultimo meeting di Nixon all’aeroporto di Ontario in California. Il banchetto aveva un’aria da Norimberga. Noi abbiamo urlato un paio di volte  “Ho, Ho Chi Minh”, mentre i Reagan e i Nixon si aggiravano sul tappeto rosso. Inutile dire che fummo immediatamente pestati e buttare giù.

Quello che mi ha ossessionato da allora, non fu  la rabbia e l’odio reazionario – avevamo avuto  esperienze simili innumerevoli volte prima – ma piuttosto l’estasi disgustosa della folla prosternata davanti alle sue divinità. Mi ha ricordato che avevo letto del senso di cameratismo sentito dai cannibali condividendo le spoglie dei loro nemici: noi, in questo caso.

Tratto da: www.theragblog.com

 

Note

[1] I ragazzi frat sono i giovani uomini delle fraternità universitarie conosciuti per il loro piacere a darsi all’alcol, la loro violenza e il loro sessismo (NdT).

[2] i lavoratori del settore edile (così chiamato in riferimento alla loro casco), sostenitori della guerra del Vietnam e ferventi  nazionalisti (NdT).

[3] Questo articolo è stato pubblicato il giorno dopo la vittoria di Donald Trump (NdT).

 

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